Andare a nanna è una battaglia… Parliamo un po` di regole

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La mamma è esasperata; ogni sera mettere a nanna Sara di due anni è una battaglia con pianti e urla, perchè non vuole smettere di giocare e si addormenta solo quando crolla esausta. Matteo invece ha 4 anni e a casa si oppone ad ogni regola, mentre a scuola sa essere ben educato; sembra farlo apposta!

“E` così: i bambini imparano da soli. I bambini, i lattanti vi guardano, si guardano, guardano cosa bisogna fare. Lo fanno gli scimmiotti, i leoncini, i lupacchiotti, gli orsetti, gli elefantini, i puledri. Quando andare e quando non andare a cercare la mammella per essere allattati, quando e come giocare con gli altri cuccioli, se allontanarsi un po` dal gruppo, o dalla tana, oppure stare vicini vicini, fare il bagno, piangere, non piangere, attaccarsi al collo della mamma, strofinarsi.

Non ci dovrebbe essere fatica nell`educare: comportarsi bene perchè i figli si comportino bene, essere come si vorrebbe che i figli fossero.

Loro crescono e continuano a guardarvi; loro crescono e voi dovete continuare a essere come vorreste che loro fossero. E sapere che aspettano da voi come comportarsi: che non ci sono figli capricciosi, figli maleducati, figli disobbedienti, se non siete voi che li “diseducate”; se non siete voi che li spingete a essere come non vorreste che siano.

Le cose in realtà sono meno semplici nella società degli umani che nella società degli scimmioni. Da noi i tempi dell`educazione durano molto a lungo, quasi vent`anni, e le agenzie educative sono diverse e complesse , e cominciano a entrare in funzione molto presto, i compagni d`asilo, i compagni della materna, la baby-sitter, i nonni, il nonno, la nonna, e poi tutto il tempo della scuola, i compagni buoni e i compagni cattivi, e gli amici della squadra di calcio, e i libri, e la televisione (cattiva maestra), eccetera, eccetera.

Ma se l`auto-educazione, il formarsi, il modellarsi, l`imparare le regole comincia così presto, fin dai primi mesi della vita, ecco che i “veri” responsabili dei nostri figli restiamo noi: il padre e la madre. E l`oggetto che abbiamo costruito, che ci è nato così, tra le mani, nostro figlio, costruirà se stesso secondo le istruzioni segrete che noi gli avremo dato senza saperlo; e anche secondo le istruzioni aperte che lui stesso ci chiede: perchè per lui, per un bel po` di tempo, per il tempo della prima formazione e poi per tutto il tempo in cui continueremo ad esserne degni, noi siamo l`autorità “vera”, quella a cui rifarsi, quella che ha sempre ragione. E questa fiducia, noi dobbiamo meritarcela, Non tradiamola”. (Franco Panizon Editoriale di UPPA nr. 3/2012)

Ma quando le regole? Quando il bambino è pronto a capirle, ad interiorizzarle. E come imparare ad andare in bicicletta: non possiamo pretendere che a 3 anni Luca vada sulla bici senza rotelle, ma a 5-6 anni, se lo aiutiamo, lo incoraggiamo e abbiamo pazienza, in pochi giorni imparerà perchè ha raggiunto le competenze di equilibrio e di sicurezza in sè per affrontare questa esperienza vibrante e gioiosa. Come scrive P.Roccato (UPPA 3/2012): “Più importanti di tutti sono la nostra disponibilità ad assumerci il ruolo di autorità che sancisce e trasmette le norme, e l`equilibrio fra rigore delle norme e intelligenza del perdono, sempre uniti a un realistico incoraggiamento.

Per facilitare l`interiorizzazione e la strutturazione di atteggiamenti etici (individuali, relazionali e sociali, come rispetto, equità, giustizia, solidarietà, efficienza, adeguatezza) prima di tutto dobbiamo averli interiorizzati noi. Poche cose sono diseducative come l`ipocrisia e la finzione”.

I bambini ci guardano sempre e comunque.

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